Gli assets intangibili

Se guardiamo alla lista delle aziende Top 500 di Standard&Poor del mercato americano degli anni 70-80, il rapporto tra book value e valore di mercato era vicino all’unità; ovvero nessuna sostanziale differenza tra misurazione contabile e valutazione di mercato dell’azienda. Oggi, a oltre 40 anni di distanza, questo rapporto si attesta a 1:6 e più diffusamente distribuito a livello globale, sottolineando la necessità di far emergere il valore diffuso a diversi livelli all’interno dell’organizzazione. Valori come la dimensione dell’agire imprenditoriale, costituito dalla capacità di creare valore per gli azionisti, per i clienti, per i collaboratori e per la collettività che non trovano piena rappresentazione nei consueti indicatori di performance economico-finanziari (leggasi Bilancio d’esercizio).

Tom Stewart nel suo intervento “Brain Power – How Intellectual Capital Is Becoming America’s Most Valuable Asset”, definisce “il Capitale Intellettuale come la somma di tutto quello che ogni persona all’interno dell’azienda conosce ed è in grado di fornire come vantaggio competitivo nel mercato”. Si potrebbe erroneamente pensare, come conseguenza della definizione di Stewart, che gli asset intangibili siano esclusivamente legati al Capitale Umano – conoscenze e competenze possedute dalle persone – o alle Proprietà Intellettuali – marchi registrati, brevetti – di una società. In realtà ci sono altri elementi che, pur legati al capitale umano posseduto, caratterizzano qualità proprie dell’organizzazione: la cultura aziendale, i processi gestionali, le attività di Ricerca e Sviluppo, la reputazione, etc..

Proviamo a mappare più chiaramente gli asset intangibili, collocandoli all’interno o all’esterno dell’organizzazione.

STRUTTURE ESTERNE  –  Il Capitale Relazionale

– Clienti

– Fornitori

– Business Partner

– Rapporti con Centri di Ricerca e Sviluppo e Università

– Immagine e Reputazione

– Comunicazione

 

STRUTTURE INTERNE (A)  – Il Capitale Umano

– Skills & Competenze

– Staff turnover

– Livello scolarizzazione

– Leadership del Management

– Soddisfazione/coinvolgimento delle risorse

 

STRUTTURE INTERNE (B) – Il Capitale Organizzativo

– Proprietà Intellettuali

– Know How

– Innovazione

– Organizzazione

– Controllo di gestione

– Ricerca & Sviluppo

C’è quindi tanto valore da capitalizzare dentro e intorno ad un’organizzazione!

Sempre più numerose sono le aziende impegnate nello sviluppo di strumenti in grado di definire, monitorare, gestire, valutare e comunicare l’importanza assunta dalle proprie risorse – in termini di conoscenze, competenze e relazioni – nel processo di creazione di valore.

Il Knowledge Management, intesa come disciplina di gestione di questi processi e declinata operativamente con l’utilizzo degli strumenti a sua disposizione – il Document management, il Content management, i sistemi di Workflow, la mappatura delle competenze, i tool di Collaboration – rappresenta una soluzione in grado di individuare e di trasformare i molteplici dati circolanti nell’impresa in informazioni fruibili, utili alla diffusione interna ed esterna della conoscenza e al supporto dei processi.

Il Knowledge Management permette ai responsabili aziendali una visione sistemica delle interconnessioni gestionali creatrici di valore. Un lavoro condiviso che genera le premesse di una costante ricalibrazione delle stesse da parte del top management, così come una rivisitazione delle linee strategiche d’azione.

La composizione di un tipico team di progetto vede coinvolti:

– CEO (Vision e modello di business);

– CFO (responsabile di funzione);

– CTO (responsabile della fruizione delle informazioni relative alle performance aziendali);

– CHR (responsabile della mappatura delle competenze, standard delle performance individuali);

– COO (Procedure, organizzazione, R&D, Know How, innovazione);

– Controller (Capo progetto e responsabile controllo di gestione);

– Consulente (responsabile del trasferimento delle conoscenze sugli standard da adottare, strumenti, elaborazione dei processi di definizione dei KPI e relativo monitoraggio).

Un’impresa che considera il proprio Capitale Intellettuale come vera e propria risorsa, ne mette a frutto le potenzialità e ne acquisisce piena consapevolezza, è un luogo in cui si lavora meglio e in maniera più efficiente, con la possibilità di ottimizzare gli aspetti organizzativi legati alla produttività, molto più ricettiva verso le esigenze dei suoi interlocutori. Un grande vantaggio competitivo su un mercato in costante (e veloce) evoluzione.